13 dic 2024
18,30
Conferenza di Fabio Merlini - Fondazione Eranos, Ascona / SUFFP, Lugano
La locuzione indica il buon esito di un processo di chiarimento. Dove vi sarebbe un caput al quale volgersi, seguendo un percorso orientato a comprendere quell’ “essere sé” che è sempre anche un enigma (chi sono?), in ragione di una opacità la cui presa su ciò che siamo, possiamo e desideriamo essere (“questo non sono io”) è però evidentissima e talvolta persino spietata. Dunque: un caput cui dirigersi con l’obiettivo (desiderio, illusione, necessità) di risolverlo così da potersi risolvere in esso. Il linguaggio comune conserva inconsapevolmente una taccia di questo processo quanto per descrivere un carattere esemplare parla di “persona risolta” e, al contrario, di “persona irrisolta” per definire chi non sembra in grado di stabilire tra se e il mondo relazioni capaci di un loro equilibrio. Proprio come si dice “venire a capo di un problema” per indicare il percorso non lineare e inagevole, spesso un “rompicapo”, che sfocia nella sua soluzione, nella capacità infine conquistata di tenergli testa; lo stesso vale anche per quel rovello non trasparente che ognuno di noi è rispetto a se stesso. In entrambi i casi, misurandosi con esso, ci si muove in avvicinamento a qualcosa che occupa e preoccupa, che disturba, che invalida, più o meno silenziosamente. Sappiamo però che nella corrispondenza tra questa volontà necessaria di emendazione di sé e la sua possibilità risiede il solo margine di libertà che ci è concesso.